Fra’ Felice, al secolo Gioacchino Viscosi, nacque a Sambuca di Sicilia (Agrigento) il 13 agosto 1734, da Antonino e Laura Gullotta, penultimo di sette figli. Nel 1754 entrò nel convento dei Padri Cappucini di Monte San Giuliano (oggi Erice), dove il 17 settembre 1755 indossò il saio con il nome di Fra’ Felice da Sambuca.
Si formò probabilmente a Sciacca, alla scuola di Francesco Aversa, modesto pittore locale, seguita da un breve periodo di alunnato a Palermo presso la bottega di Olivio Sozzi. Poi, intorno al 1751, fu allievo del confratello Padre Fedele da San Biagio. L’affresco di Fra’ Felice con il “Transito di S. Giuseppe”, oggi in gran parte cancellato dal tempo, e le sue prime tele a noi note, con “Gesù nell’orto” e “I quattro Evangelisti”, furono eseguiti nel 1760 per il convento dei cappuccini di Sambuca di Sicilia. Nella sua città natale realizzò anche altri cicli di affreschi per le chiese di S. Caterina d’Alessandria, di S. Calogero, di S. Giuseppe, del collegio di Maria e dell’orfanotrofio.
Nel 1768, venne mandato a Roma dai superiori dell’Ordine in occasione della cerimonia di beatificazione del frate cappuccino siciliano Bernardo da Corleone e anche lì apprese nuove tecniche e lasciò sue opere presso la Chiesa della Madonna della Concezione.
Nel 1777, Fra’ Felice approdò in Toscana per interessamento di Padre Luigi Sibaldi di Borgo a Buggiano, segretario e custode generale dell’Ordine cappuccino in Roma. In questa circostanza, fu ospitato nel convento del Torricchio, dove rimase poco meno di un anno, lavorando con una rapidità prodigiosa e portando a termine un gran numero di dipinti in Valdinievole, a Lucca, a Pistoia e in altri, non meglio specificati, conventi della Toscana. In particolare, per il Convento di Torricchio, dipinse una quantità smisurata di tele, tra cui permangono “La Vergine in trono tra S. Bernardo da Corleone e S. Felice da Cantalice”, “Il martirio di S. Fedele da Sigmaringa e di S. Giuseppe da Leonessa”, “La coronazione di spine e l’Addolorata”, poi custodite nel Convento di Monte San Quirico, nei pressi di Lucca. Per la Chiesa di S. Pietro di Borgo a Buggiano, comunemente nota come Santuario del Ss. Crocifisso, eseguì le tele raffiguranti “Quo vadis Domine”, “La guarigione del paralitico”, “S. Pietro liberato dal carcere”, “La caduta di Simon Mago”, “Un miracolo di s. Francesco di Paola”. Inoltre, gli viene attribuita la pala d’altare della chiesa parrocchiale di Collodi con “La Vergine e il Bambino, s. Agata, s. Gerolamo e le anime purganti”. La permanenza in Toscana gli servì per apprendere lo stile pittorico locale e lo mise in contatto con pittori emiliani che operavano nel contado fiorentino.
Dopo il rientro in Sicilia, Fra’ Felice continuò a dipingere e a restaurare quadri (si trattava piuttosto di ridipinture) per chiese e conventi cappuccini, ma anche per altri Ordini religiosi della Sicilia occidentale.
Uno dei cicli pittorici più impegnativi e di maggiore interesse è costituito dalle cinque tele con “Storie di S. Benedetto”, eseguiti da Fra’ Felice all’incirca nel 1780 per la chiesa del monastero di S. Benedetto di Partanna (Trapani).
Fra’ Felice trascorse gli ultimi anni della sua vita nel convento dei cappuccini di Palermo, dove lasciò molti suoi dipinti (si ricordano “Salvator Mundi”, “S. Antonio da Padova”, “Madonna della Misericordia”, “Il beato Bernardo da Offida”, “Ritratto di Lorenzo Acquaviva arcivescovo di Napoli”), e dove morì il 14 ottobre 1805.
 
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