Decimo Pellegrini nacque nella parte pesciatina della parrocchia del Torricchio il 29 gennaio 1918 da Alessandro ed Emilia Giuntoli; la sua era una famiglia contadina molto numerosa, come testimonia il nome di battesimo. Maturata la vocazione religiosa, entrò giovanissimo nel seminario francescano di Giaccherino, presso Pistoia, e successivamente passò nel convento di Colleviti, sulle colline di Pescia. Vestito il saio dell’Ordine dei Frati Minori, scelse il nome di Fra’ Giovanni. Si perfezionò negli studi a Siena e a Firenze, dove conseguì le lauree in scienze naturali e in fisica. Il 6 luglio 1941, fu ordinato sacerdote nella chiesa di S. Lodovico, nel convento di Colleviti, per mano del vescovo di Pescia Mons. Angelo Simonetti. Intenzionato a intraprendere la via della missione, partì per la Bolivia e iniziò a predicare il Vangelo in zone semi-inesplorate, dove vivevano gli indigeni guaranì, popolazioni eredi degli Incas. Nel corso della sua predicazione, si trovò a vivere lunghi periodi di privazioni e visse in prima persona le guerriglie che interessarono il paese. Il 18 dicembre 1972, il papa Paolo VI pensò di nominarlo vescovo titolare di Titilti e assegnargli la guida del vicariato apostolico del Cuevo, una regione della Bolivia posta ai piedi della Cordigliera della Ande, affidata sin dal 1919 ai francescani della Toscana. Suo predecessore fu Mons. Cesare Francesco Benedetti, originario di Vinacciano, nel comune di Serravalle Pistoiese. L’8 aprile 1973, fu consacrato vescovo presso la cattedrale di Santa Cruz de la Sierra, per mano del Card. Josè Clemente Maurer, arcivescovo di Suecre, co-consacranti Mons. Luis Anibal Rodriguez Pardo, vescovo di Santa Cruz de la Sierra, e Mons. Giovanni Niccolai, vescovo di Tarija. Sotto il governo di Mons. Pellegrini, nel 1976 la sede del vicariato fu trasferita a Camiri, dove fu eretta la nuova cattedrale. Mons. Pellegrini, assai impegnato nella missione, rientrava in Italia di rado. Nel 1991, celebrò la S. Messa nella chiesa di S. Lucia, durante la quale amministrò la Cresima al suo pronipote Alessio. Rimase a capo del vicariato fino alla morte, avvenuta il 31 ottobre 1992. Gli successe un altro toscano, Mons. Leonardo Mario Bernacchi da Chiusi della Verna (Ar). 

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