La Chiesa di Santa Lucia Vergine e Martire nella località Terrarossa, come si può visionare su antichi disegni, era originariamente un oratorio di dimensioni e aspetto non molto differenti da altri nelle vicinanze. Sorgeva nel punto in cui l’antica Via “lucensis-pistoriensis” (la Cassia-Clodia di epoca romana) piegava verso il guado degli Alberghi sul fiume Pescia e incrociava un’altrettanto antica viabilità proveniente dalla Costa. Si ritiene che  nel Medioevo fosse lì presente un’edicola sacra o un luogo di sosta per i viandanti, intorno al ‘500 divenuta cappella presso cui viveva un “romito” (situazione similare alla chiesa del Torricchio). L’oratorio divenne luogo di riunione e di culto per la Compagnia della Santissima Trinità, Santa Lucia, Santi Rocco e Sebastiano. Il 26 ottobre 1783, con rescritto del Granduca Pietro Leopoldo di Lorena, l’oratorio fu eretto in parrocchia, con il titolo di rettoria. Il primo parroco fu il Can. Giuseppe Panattoni. Fu il secondo parroco Don Luigi Vita nel 1839 a sottoporre al Granduca la situazione non più sostenibile della chiesa e della canonica, troppo piccole e malridotte (in una lettera di supplica, si dice: “detta chiesa e detta canonica ritrovansi attualmente all’estremo bisogno di restaurazione”), a far sì che venissero ampliate fino alle odierne dimensioni e dotate di una piccola torre campanaria. La dotazione di opere d’arte non dev’essere mai stata ricca, dapprima nell’oratorio e poi nella chiesa attuale. Il nostro Innocenzo Ansaldi, nella sua guida del 1772, rammenta soltanto un affresco collocato sulla lunetta posta sopra la porta d’ingresso, raffigurante Santa Lucia e

altri santi, attribuita al celebre pittore veronese Jacopo Ligozzi (1547-1627), anche se più probabilmente realizzata dal fiorentino Nicodemo Ferrucci (1574-1650). Del Ferrucci potrebbe essere anche l’affresco della Madonna in trono, che è incastonata su un altare laterale ed è venerata come “Madonna della grazie”. Nel 1936, il vecchio campanile fu dichiarato pericolante. Su progetto del geometra Umberto Pergola di Pescia, fu edificata la nuova torre campanaria, con i materiali donati dagli imprenditori fornaciai Arturo Pucci e Leonello Rossi. Il rettore Don Adolfo Marchetti predispose, sempre su progetto dello studio Pergola, l’ampliamento della chiesa, ma i lavori non ebbero seguito a causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Nel 1939, fu acquistato il simulacro di Gesù Morto, che ogni anno veniva portato in processione il Venerdì Santo. Nel 1958, nel 50° di sacerdozio del rettore Marchetti, fu realizzato un nuovo altare maggiore dalla ditta Lorenzoni di Pietrasanta. A metà anni ’70, la chiesa fu sottoposta a radicali lavori per invertire l’orientamento dell’edificio. 

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